E’ il titolo della canzone che ha presentato Gianni Morandi a “Sanremo 2022” ma leggendone le parole è davvero qualcosa di straordinario.
E’ una metafora che ho fatto mia e che mi interroga sull’aprire o meno le proprie porte nei momenti più impensati e anche più bui. E’ una provocazione che spinge di fatto a fare un esame sul mio vissuto e in fondo dentro il mio vero sé affinché  possa capire se e dove le mie porte sono rimaste chiuse o si sono aperte.
In questo periodo storico, durante la pandemia e la guerra, queste porte assumono però un’altra metafora e sono le porte delle nostre vite, delle nostre case, rimaste chiuse con forza per non far entrare una malattia e ora che si riaprono per accogliere chi fugge da una guerra (anche se non è così per tutti).

La raccolta di queste immagini ha un finale ed è il mio finale, la mia riflessione su come sono o dovrebbero essere le “mie” porte, di casa e del cuore.

It is the title of the song that introduced Gianni Morandi to “Sanremo 2022” but reading the words is truly something extraordinary.
It’s a metaphor that I have made my own and that questions me about whether or not to open one’s doors in the most unexpected and even the darkest moments. It’s a provocation that actually pushes me to examine my experience and basically inside my true self so that I can understand if and where my doors have remained closed or have opened.
In this historical period, during the pandemic and the war, however, these doors take on another metaphor and are the doors of our lives, of our homes, which have remained closed forcibly so as not to let in a disease and now that they are reopened to welcome those who fleeing a war (although not everyone is like that).

The collection of these images has an ending and it is my ending, my reflection on how “my” doors of home and heart are or should be.