PIAGGIO AERO INDUSTRIES
QUANDO NASCE
Nel 1884 a Sestri Ponente nasce la Rinaldo Piaggio di cui Rinaldo Piaggio sarà socio amministratore gerente: i suoi soci saranno il fratello Giuseppe (armatore navale), Piero Costa (assicurazioni navali), Giacomo Pastorino (per la messa a disposizione dei capitali) e Oreste Odero (buon conoscitore dei mercati).
Nel 1889 tutte le navi più importanti uscite dai cantieri sono arredate dalla Piaggio, mentre nel 1900 il numero di piroscafi attrezzati nella breve vita aziendale sale a 63.
La fase di recessione del comparto dei primi anni del ‘900 convince Rinaldo Piaggio che è venuto il momento di diversificare la produzione. Decide allora di acquistare nuovi terreni per ampliare lo stabilimento ed affrontare la sfida. Il nuovo indirizzo aziendale punterà sul completamento in corso della rete ferroviaria e sulla conseguente domanda di materiale rotabile. Il decollo della Piaggio è pressochè immediato: ottiene infatti importanti commesse per la costruzione e riparazione di vagoni ferroviari.
Il 5 giugno 1906 è un giorno importantissimo per l’economia finalese: Rinaldo Piaggio e Nicolò Sacconi, Sindaco di Finalmarina, sottoscrivono un accordo per l’impianto di una grande officina per la riparazione e la costruzione di vagoni su un terreno di ca. 25.000 mq. nella Regione Isola (ad ovest del torrente Pora). Lo stabilimento destinato ad occupare 300 operai diventa operativo nel 1908.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale il Piaggio decide di entrare nella cantieristica aerea. Nel 1916 inizia a Finalmarina l’attività aeronautica, prima riparazione e poi costruzione su licenza di idrovolanti ad uso bellico (quelle che l’industriale chiamava “barche con le ali”). La Piaggio costruisce allora anche altri mezzi destinati alla guerra: MAS antisommergibili, barche in metallo, barconi di salvataggio, carri ferroviari per l’artiglieria.
LA SVOLTA E IL DECLINO NEL FINALESE
Rendendosi conto dell’importanza strategica del settore aereo e dei trasporti, Piaggio vince la sfida nonostante gli anni più difficili determinati alla fine della guerra dalla caduta della domanda.
Il 3 Agosto 1917 viene deciso un nuovo assetto aziendale: gli stabilimenti di Finalmarina vengono posti in liquidazione e confluiscono insieme a quelli di Pisa e di Sestri Ponente in una nuova società anonima che mantiene la stessa denominazione ed attività.
Nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale la Piaggio punta con decisione sull’industria aeronautica. Nel 1924 inizia a Pisa la costruzione di motori su proprio progetto. Viene acquisito a Finalmarina un nuovo terreno di 25.000 mq, posizionato a nord della Via Aurelia ed unito al primo stabilimento da due sottopassi. Vede la luce anche il grande hangar (mt100x100) con l’apertura sul mare di 25 metri di larghezza. La Piaggio riparte con aerei in legno e metallo progettati in casa commissionati dallo Stato Italiano. La crescita è testimoniata dal balzo occupazionale, che porta gli operai a 700, affiancati da 50 impiegati e dirigenti. Fra gli anni 1928/1933 la Piaggio appronta la prima galleria del vento privata in Italia, insieme ad una vasca idrodinamica per gli aerei anfibi. All’inizio degli anni ’30 l’azienda si può definire completamente autonoma e svincolata da apporti industriali e di know-how esterni.
Per gli abitanti di Finale Ligure la Piaggio sarà per un secolo la maggior fonte di lavoro e di sostentamento. Negli anni novanta la cosiddetta globalizzazione, la carenza di innovazione e le dimensioni aziendali (troppo piccola per poter sostenere l’impatto con i maggiori produttori mondiali) causeranno alla stessa serie difficoltà commerciali e, di conseguenza, finanziarie. L’utilizzo degli ammortizzatori sociali per i dipendenti ha evitato guai peggiori. La famiglia Piaggio tuttavia perde la conduzione della società, passata a terzi dopo mille vicissitudini.
Questo è ciò che rimane degli “anni d’oro” in cui quell’enorme stabilimento sfamò la popolazione dell’intera vallata finalese.
(dati presi dal sito “la storia del Finale“)
Ho vissuto in prima persona quegli anni come “figlio” di un dipendente Piaggio. Mio padre, infatti, è stato dipendente della stessa Piaggio fino alla sua pensione “anticipata” dovuta proprio all’inizio della crisi. Gli venne proposto di rivalutare dei contributi agricoli che aveva acquisito in gioventù e potè prendere quel treno. Fortuna che ebbero molti ma molti di più, ahimè, no.
Conosco quasi ogni angolo di quegli edifici e ricordo con piacere quando scendevo con mia mamma e mia sorella ad “aspettare papà che uscisse dal lavoro”. Era una cosa rara, ma succedeva e potevo così ascoltare quella sirena che riecheggiava in tutta la vallata e dava l’inizio e la fine del tempo del lavoro agli operai. Era un modo per scandire il tempo anche se le polemiche a riguardo c’erano eccome e dicevano che “la sirena degli schiavi scandiva il tempo”. Ma sono storie d’altri tempi. Ora la realtà è questo ammasso di calcinacci. Tutto finito. Tutto chiuso. Non a caso l’ultima immagine che posto è un cancello chiuso da un lucchetto arrugginito.
Una “nuova” Piaggio è sorta nella piana di Albenga ad un passo dal piccolo aeroporto di Villanova d’Albenga.